Da Prato a Wenzhou: i pellegrinaggi dei migranti cinesi, in Giacalone Fiorella (a cura di), Pellegrinaggi e itinerari turistico-religiosi in Europa. Identità locali e dinamiche transnazionali, collana “Legami sociali”, Morlacchi University press, Perugia, 2015, pp. 409-424 e 457-459.

 

Daniele Parbuono

 

Religioni, migrazioni, luoghi di culto e di pellegrinaggio, sono le parole chiave di questo contributo organizzato in due macro-sezioni tra loro interconnesse. Nella prima si tratta la questione del culto in un contesto di migrazione, focalizzando l’attenzione sulla città di Prato (Italia). Il “Tempio dell’associazione buddista della comunità cinese di Prato” non è soltanto un luogo di incontro determinante per i cinesi che vivono nella città ma, nei principali giorni di festa, accoglie “pellegrini migranti” che arrivano da zone limitrofe e da altre regioni. Questo spazio, che al tempo stesso è un forte punto di riferimento per la vitalità sociale dei migranti, assume dunque una funzione di “complementarietà cultuale” in Italia, in rapporto alle pratiche religiose che molti cinesi officiano durante i loro viaggi nel paese d’origine. Infatti – seconda macro-sezione –, per i rituali e per le pratiche più importanti, essi tendono a rivolgersi a religiosi, monaci o sciamani che si trovano nei templi della Cina: nel paese d’origine molti di loro assumono le caratteristiche dei pellegrini propriamente detti. In cinese, ‘pellegrinaggio’ si dice chaosheng 朝圣, ‘rendere omaggio al sacro’, oppure chaoshan 朝山, ‘andare in udienza su una montagna’, espressione che sottolinea l’importanza per la venerazione delle montagne sacre, luoghi privilegiati di devozione sia per il Buddhismo sia per il Taoismo. In questa parte del saggio, quindi, si è cercato di riflettere sui luoghi dove si recano, sulle figure religiose a cui si rivolgono e su quali rituali praticano i “pellegrini di ritorno” cinesi.